
Edito da: Forum
Anno di pubblicazione: 2022
ISBN: 1
Si meritava una copertina più accattivante e forse anche un titolo più pertinente la pubblicazione da parte della Editrice Universitaria Forum della originale tesi di laurea di Barbara Vuano. Originale per la particolarità di una laureanda che si iscrive alla facoltà di lettere, con alle spalle vent’anni di professione come fisioterapista e tre figli a carico “perché nessun percorso è mai concluso” e focalizza i sui interessi culturali sull’antropologia.
Originale perché da questo interesse nasce una ricerca che da un lato si sofferma in generale sul “parto, esperienza corporea pregnante del femminile” ma nello stesso tempo in particolare sul fatto che attraverso i risvolti simbolici e sociologici legati al parto, indagati nel contesto della Carnia è possibile ricostruire la particolarità della storia di questo piccolo popolo e del ruolo delle donne in questa storia.
Attraverso dieci interviste a qualche donna e alle ostetriche che hanno praticato la professione nel dopoguerra, è possibile seguire le rapide trasformazioni della società carnica nel modo di essere e di vivere delle donne.
Una realtà nella quale “non vi era alcun tipo di riguardo nei confronti della donna incinta”. Mentre invece “la situazione di estrema vulnerabilità e fragilità della puerpera” veniva protetta da una serie di “tabù precauzionali” in una quarantena di tipo magico-religioso.
Costretta a non uscire di casa perché senza difese contro il malocchio, doveva aspettare d’essere riammessa in società attraverso una particolare cerimonia religiosa di purificazione.
Non poteva quindi neppure partecipare al battesimo dei figli che aveva dato alla luce, perché l’urgenza del battesimo per evitare ai neonati il rischio di finire al Limbo in caso di morte, contrastava con l’obbligo impostole dalla tradizione a restare isolata.
Nel modificarsi della professione si può leggere il modificarsi della Carnia. Nel 1962 viene introdotta l’assistenza gratuita al parto in ospedale e anche questo momento importante per ogni donna, per ogni famiglia, ma anche per la comunità del paese perde i significati che gli venivano da millenni di storia.
“La sfera della maternità da ambito di pertinenza femminile diventa ambito pubblico” in questo “si è perduto un patrimonio di pratiche e saperi” ma soprattutto si è perso un altro elemento del “fare comunità”.
Come sottolinea Barbara Vuano “il semplice fare insieme che accompagnava l’avvenimento di ogni nascita era già di per sé un contenuto profondo della cultura tradizionale della montagna. Anche in questo passaggio dalla casa all’ospedale, si può leggere un passo verso l’omologazione e la perdita dei valori che davano un senso diverso al vivere in montagna.
Non capivo perché Patrick Heady, il ricercatore inglese che titola “Il popolo duro” la sua ricerca antropologica sulla Carnia, individua il 1960 come data discriminante tra la Carnia di ieri e quella di oggi. Anche la data del 1962 che ci viene riproposta da questa tesi, ci porta a riflettere sul fatto che forse aveva capito qualcosa che a noi è sfuggito, e quindi ad approfondire l’analisi su che cosa sia veramente avvenuto in Carnia in quegli anni