La storia della Carnia è strettamente collegata e connessa alla storia del passaggio per Monte Croce Carnico. Questo scrivo nella Storia della Carnia edita da Biblioteca dell’Immagine. Da qui la preoccupazione e direi apprensione con cui seguo il dibattito sul futuro del passo, conseguente alla frana che ne impedisce il transito.
Va rilevato in premessa che quella caduta non è una frana, ma la spia che la configurazione geologica del Pal Piccolo non si presta alla realizzazione di una viabilità sulle sue pendici. Lequio ci aveva pensato perché aveva delle esigenze militari di copertura, ma i Romani, intelligentemente avevano privilegiato l’altro versante.
Ciò che ha messo in luce la frana ha, giustamente, riportato in discussione la soluzione radicale del traforo. Ma questa soluzione è fattibile solo se ci stanno gli austriaci. Ai miei tempi, quando facevo il Sindaco, erano contrari. Ma ora può essere che abbiano combiato idea! Se così fosse, il Presidente Fedriga sta un momento a verificarlo con l’omologo presidente della Carinzia.
Se ci fossero le condizioni per riprendere il discorso del traforo, potrebbero essere messe in campo da parte nostra delle soluzioni provvisorie che garantiscano in qualche modo qualche collegamento.
Comunque determinante nella scelta è la Carinzia, NON NOI. Se, come pare logico, loro ci dovessero dire che, per la loro parte, ormai hanno già risolto il problema mettendo la strada in sicurezza, in una galleria artificiale, non resta che, SENZA PERDERE TEMPO, riprendere i progetti dell’alternativa sul versante della strada romana.
L’urgenza deriva dal fatto che la Carnia sta già attraversando una gravissima crisi di sfiducia, non ci voleva anche questa tegola!