
Edito da: Mursia
Anno di pubblicazione: 2025
ISBN: 9788842568698
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Alla fine della piacevole lettura del nuovo romanzo di Raffaella Cargnelutti intitolato “L’altra guerra” per Mursia Editore, alla ricerca di una parola che lo definisse, mi è parso che “romanzo corale” fosse il termine più appropriato.
Più che le due donne che dovrebbero essere le protagoniste, come porta a pensare anche l’immagine di copertina, mi è parso di individuare come portagonista il coro di donne che ruota attorno a loro e che trova nel lavatoio, ove si riuniscono a lavare i panni il palcoscenico su cui si muove la scena. E’ infatti il luogo in cui nel loro scambiarsi impressioni ed opinioni si riflettono le scene di ciò che stava accadendo in Carnia nell’estate del 1944 e del successivo inverno con la drammatica coabitazione con i “mongui”, i Cosacchi cui era stata assegnata la Carnia come nuova patria. Due popoli a contendersi lo stesso territorio un po’ come ora avviene tra israeliani e palestinesi nella striscia di Gaza e le donne a trovare nell’umanità dell’essere donna il modo per realizzare una passabile convivenza.
Così il romanzo assume le caratteristiche di un vero romanzo storico sulla guerra di liberazione in Carnia, ma come dice anche il titolo, vista come l’altra guerra, non quella che ha portato al mito, nel racconto dei combattenti, ma quella che ha dovuto subire la gente. A confermare l’impostazione come romanzo storico la divisione dei capitoli con il nome dei mesi e per ognuno, una finestra sul mondo e sul Friuli, riportando qualche avvenimento significativo.
Dovrei avercela con Raffaella perché ha fatto sua l’idea su cui si muove il mio romanzo “Il partigiano Gianni”, l’idea di un romanzo per rendere più comprensibile questo momento particolare della storia della Carnia.
Ma lei è andata ben oltre il mio romanzo!. Nel suo l’intento storico che per me era fondamentale, per lei resta in secondo piano, fa da sfondo, e il racconto assume i connotati della tragedia. Diventa il racconto dell’umanità, rappresentata da queste donne, che si confronta con l’assurdità della guerra, con le sue conseguenze di morti senza senso o più semplicemente e non meno drammaticamente con la fame “che mangiava i pensieri e rende l’essere umano simile a una bestia”.
Donne che si commuovono davanti al cadavere di un partigiano ucciso ma che sanno prestare le loro cure anche ad un tedesco ferito cha “aveva occhi grandi e azzurri come due laghi alpini in cui non pareva esserci l’ombra dell’odio e della vendetta”. Faceva parte dell’esercito che le aveva ridotte alla fame, ma per Dora, la protagonista principale del romanzo “era solo un ferito che aveva bisogno di lei. Non era il caso di andare oltre con il ragionamento”.
. Donne che hanno a cuore prima di tutto la famiglia e che per questo mettono a rischio la vita attraversando i posti di blocco, sia dei partigiani che dei tedeschi, per entrare nella Tolmezzo in mano ai nazifascisti, alla ricerca di pane. O che percorrono a piedi per giorni “la furlania” elemosiando del granoturco, perché nella Carnia “liberata dai Tedeschi, ma occupata dai partigiani c’è la fame”. ”.
Donne “in collera con quegli uomini che non la smettevano di scannarsi e con le armi sempre in mano”
Donne che si abbracciano di continuo perché è l’unica cosa che possono fare dopo aver capito al lavatoio “la gravità del momento e il loro essere sole in un conflitto più grande di quanto potessero immaginare e sopportare.
La guerra partigiana vista dal punto di vista delle donne è la caratteristica del romanzo di Raffaella che fa la differenza con il mio. Ma tra il mio e il suo c’è un’altra differenza, c’è la distanza che separa lo scritto di un dilettante di scrittura da un vero scrittore. C’è la capacità di rappresentare ambienti atmosfere e sentimenti suscitando l’empatia nel lettore. In particolare credo debba alla sua competenza di esperta d’arte la capacità di ritrarre personaggi ed ambienti. Abituata a studiare le atmosfere, i paesaggi e le vicende rappresentate nei quadri dei pittori, sa portare nelle ricostruzioni degli ambienti in cui colloca i suoi personaggi e nei personaggi stessi, la poesia che ha imparato leggendo le opere di questi artisti. Come i quadri degli artisti, attraverso gli occhi, parlano al cuore di chi li ammira, così il romanzo, attraverso la parola scritta, parla al cuore di chi lo legge