(intervento nella sala consiliare del Comune di Tolmezzo del 7 dicenbre 2023)
Ringrazio la vice sindaco e assessore alla cultura del Comune di Tolmezzo Laura D’Orlando per la opportunità che ci viene data di utilizzare la prestigiosa sala del consiglio comunale di Tolmezzo.
da un lato per ricordare adeguatamente il ruolo che ha avuto in Carnia Alfio Englaro medico e uomo di cultura,
dall’altro, partendo dalle sue idee e continuando la sua opera, denunciare la situazione di grave difficoltà che la Carnia sta vivendo sotto il profilo sanitario e in generale sotto il profilo sociale.
Medico e uomo di cultura! Ma un medico dovrebbe fare il medico, non perdere tempo dietro alla cultura. Ma per essere il medico di cui ha parlato così bene Agostinis il medico deve essere uomo di cultura. Il dottor Dassi mi ha fatto sentire l’intervento del filosofo Umberto Curi al recente convengo annuale di medicina interna dell’alto Friuli.
Un filosofo a un convegno medico? mi sono chiesto?
Mi piace pensare che anche questo fatto sia in qualche modo un lascito di Englaro, Nel suo intervento il filosofo ha ricordato Ippocrate il greco vissuto 400 anni prima di Cristo, considerato il padre della medicina scientifica, quando dice che “ il medico che si fa filosofo diventa pari a un dio”
In linea con questo Alfio mi citava spesso il poeta latino Terenzio nella frase «Homo sum, humani nihil a me alienum puto.»” In quanto uomo mi devo occupare di tutto ciò che riguarda l’uomo..Da qui la visione empatica per cui il medico deve guardare all’uomo che sta dentro la malattia
Esercitando con competenza la professione, Alfio sapeva restare uomo: capace di immedesimarsi negli occhi del paziente che vuole, e allo stesso tempo teme, di conoscere la prognosi e l’esito della malattia che l’ha colpito.
Ma del medico ha già parlato Agostinis, vengo all’uomo di cultura.
Il rapporto del Censis di qualche giorno fa sulla situazione italiana dice che siamo caduti in uno stato di sonnambulismo.
E io che pensavo fosse un problema solo della Carnia!!!?
Non omnis moriar scriveva il poeta Orazio multa pars mei vitabit libitinam. Non morirò completamente se il mio pensiero non sarà dimenticato.
Ricordare Alfio Englaro in questa sala, significa vedere se in qualche modo, dal suo modo di essere e di pensare, si può ricavare un modello da proporre ai carnici di oggi, ai giovani, ai carnici di domani.
Per un bisogno di conoscenza ci si deve occupare di ciò che avviene in Italia e nel mondo, ma per un dovere civico, (diceva), ci si deve occupare di ciò che si puo’ contribuire a cambiare, grande o piccolo sia il livello a cui può arrivare il nostro contributo.
Non so se si sia interessato di politica a livello spicciolo in quel di Paluzza, se sia stato iscritto a qualche sezione di partito, ma entrando, anche a volo d’uccello, nel suo sito di Cjargne online, si capisce subito che oltre a un grande medico è stato anche un grande politico. Cultore della politica con la P maiuscola intesa come interesse e impegno per la soluzione dei problemi della propria Polis che per lui era la Carnia.
Al centro degli interessi di Alfio come medico c’era il corpo degli uomini, al centro dei suoi interessi sul piano sociale c’era il corpo della Carnia. Un corpo che aveva un cuore nella Placiute, da lì veniva l’amore per le radici, un polmone nel respiro della sua Paluzza, che anche lui vedeva un po’ come il centro del mondo. Come capita anche a me.
Non eravamo d’accordo pressoché su nulla, ma eravamo completamente d’accordo nel rispetto delle reciproche prese di posizione, riconoscendoci a vicenda l’onestà intellettuale. E già da questo dovrebbe venire un insegnamento in questa sala del consiglio comunale del Capoluogo. Non ci si divide in maggioranza e opposizione, ma in maggioranza e alternativa. Non ha senso una opposizione per principio, l’arrampicarsi sui vetri per dire di essere contrario, ha senso il confronto intellettualmente onesto tra posizioni diverse che nascono da visioni diverse, da diverse esperienze.
La Carnia vista dall’ottica del sindaco di Preone è diversa da quella che si vede dall’ottica del sindaco di Tolmezzo, ma proprio dal conciliare queste posizioni diverse dovrebbe nascere il progetto per il futuro.
Sottolineo, facendo eco ad Alfio, un progetto per il futuro. Non basta gestire il quotidiano. C’è una frana demografica, ma anche sociale in atto, non basta monitorarla, è necessario mettersi d’accordo su un progetto per opporsi, per arrestarla.
Se entriamo nel sito di Cjargne online per capire il politico e uomo di cultura Englaro, restiamo colpiti dalla passione con cui aveva seguito, ad esempio, da uomo vicino alla chiesa, nel 2000 il convegno diocesano sui problemi della montagna, “viva è la aspettativa che la chiesa possa avere un ruolo nel rilancio della Carnia scrive” Ma alla fine amareggiato e deluso aggiunge.
In Duomo a Tolmezzo il 19.11.2000. Dopo 3 giorni quali conclusioni ?
Sono state spese tantissime parole per generici e scontati progetti che vanno bene dappertutto, anche in Sicilia.
A che è servito allora questo convegno quando si sapeva con largo anticipo la conclusione finale?
Seguendo questa sua idea d’un possibile ruolo della chiesa per il rilancio della Carnia, era finito così in alto da auspicare la resurrezione della diocesi di Julium Carnicum. Ma non per una mania di grandezza bensì per il ruolo che lui attribuiva alle radici, alla possibilità di ritrovare l’ispirazione nel momento di massimo splendore della Carnia, quando Zuglio si era sviluppato come un grande e importante Municipium dipendente da Aquileia e anche dopo la sua distruzione aveva mantenuto un ruolo in ambito religioso con il vescovado di Iulium Carnicum.
Come scrivo anche nella mia Storia della Carnia, la nostra storia va di pari passo con quella di Monte Croce. Il problema del passo è tornato di attualità in questi giorni. Speriamo sia l’occasione per ridare al passo l’importanza che aveva con Roma, perché ne derivi l’importanza che la Carnia aveva come luogo di transito dall’Adriatico al Centro Europa.
Nella grandezza del passato cerca di trovare lo spirito per il rilancio, e infatti a commento di questa sua idea sulla diocesi di Zuglio, nel sito riporta la bellissima citazione di Gustav Mahler
La tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco.
Per il collegamento stretto che da medico vede tra sanità e cultura il problema della sanità in Carnia, assume naturalmente nel sito una posizione dominante, viene messo a cappello con due titoli:
La riforma ospedaliera del PD – facili profezie sul fallimento.
La controriforma sanitaria gattopardesca del Centro Destra: cambiare tutto perché tutto resti come prima.
Titoli che dicono tutto del suo pensiero.
Sul Covid poi si getta a capofitto contestare la gestione suggerendo la idea di utilizzare l’ospedale di Gemona, come centro Covid.
Sempre in posizione di critica, non preconcetta suggerendo sempre sue proposte alternative.
Gli facevo presente che politica è mediazione. Ma non mi seguiva.
Lo scontro più vivace che ho avuto con lui è stato quello sulla opportunità della nascita della Provincia dell’Alto Friuli.
Nel sito l’argomento è introdotto dal titolo:
provincia della montagna realtà o fantasia?
Alfio prende atto con amarezza dei risultati del referendum del 21 marzo 2004 che ha bocciato la istituzione della nuova Provincia con 53,95 no e 46,5 si. Ma non demorde e nel primo anniversario della sconfitta, ricorda che la idea non è morta che si può ancora sperare e scrive:
In Carnia, finalmente comincia a muoversi qualcosa di concreto e di positivo, nonostante alcuni opportunisti cerchino in tutti i modi di frenare questo neonato movimento popolare, che già lo scorso anno si espresse in quel mitico 73% a favore della autonomia della Carnia.
Auguriamoci che le Cassandre domestiche, non arrechino eccessivo danno a questa nuova e impensabile presa di coscienza della Gente di Carnia…
Io ero tra le Cassandre, e resto ancora convinto che è stata una fortuna che non abbiamo perso altro tempo dietro a quel miraggio. Ma era comunque un progetto.
Su quale progetto per il futuro si sta discutendo ora?
Sulla Provincia ho vinto io ma il confronto più importante che ho perso con Alfio è stato proprio quello sulla cultura.
La Carnia si salverà con la cultura o non si salverà, era il motto su cui Giorgio Plazzotta dalla Sardegna aveva fondato e attivato il sito Cjargne online. Un motto che Alfio aveva fatto suo e l’aveva portato a impegnarsi a tenere vivo il sito, con un dispendio impressionante di tempo.
Basti il fatto che sono 604 le recensioni a libri di carnici o sulla Carnia, elaborate nella convinzione che leggendo di carnia il popolo di carnia mantenesse vivo il fuoco di cui parla Mahler . E poi il sito attiva discussioni nei più svariati campi e settori. Li chiama Balcòns, finestre aperte perché la Carnia si mostri a chi viene da fuori ma anche a chi vi abita ma conosce poco del proprio territorio. Finestre aperte a mostrare la Carnia dalla musica tradizionale, ai piatti tipici, dall’attività culturale del Cucc al campionato carnico di calcio, ai colori e sapori della Carnia.
«Ma come puoi pensare di salvare la Carnia con la cultura?» gli dicevo. La si salva creando i posti di lavoro perché i carnici non siano costretti a emigrare.
In qualche modo i posti di lavoro si sono creati, anche in ambiti a tecnologie avanzate, ma il paradosso è, che si è creato un imprevisto pendolarismo alla rovescia, quasi mille posti di lavoro in Carnia sono occupati da persone che abitano in Friuli.
Con il maestro della fotografia Dante Spinotti si è realizzato un filmato per mostrare che le distanze non sono così impossibili rispetto ai tempi di percorrenza della città e che non c’è paragone tra abitare in un condominio in un quartiere di Udine e in un paese della Carnia, ma nulla è cambiato.
Perché, (aveva ragione lui) il problema non è di posti di lavoro ma di cultura.
Presentando Alfio Englaro a Comegliàns nella sede del Centro Cullturale Giorgio Ferigo, rilevavo che in Carnia non si è realizzato il circolo virtuoso tra politica e cultura. La cultura da una posizione di contestazione aprioristica e di principio ha prodotto studi e libri, la politica ha persino trovato i soldi per pubblicarli, ma senza leggerli, come il libro Il popolo duro di Patrich Heady, o il profetico Irresistibilmente attratti dalla pianura di Cristina Barazzutti.
Per Alfio la cultura non era erudizione ma impegno ad approfondire la conoscenza di se, a realizzare una coscienza di se attraverso anche la conoscenza del contesto in cui il Destino o la Provvidenza (diceva lui) ci ha fatti a vivere.
Definiva la cultura un percorso per arricchire il proprio spirito, la propria anima, ma allo stesso tempo per conoscere l’anima del suo popolo, il popolo di Carnia.
Come un individuo ha un’anima nella coscienza di se, così un popolo ha un’anima nella coscienza della propria identità. Coscienza che va studiata, messa in evidenza perché diventi motore di sviluppo del territorio, come la coscienza di sé sviluppa le potenzialità del singolo individuo.
Da qui il suo impegno civile, sentito come obbligo morale, di favorire il crearsi di un circolo virtuoso, un binomio, tra società e cultura.
Qualche tempo fa Tania Aris ha saputo dedicare due pagine del Messaggero Veneto al problema dello spopolamento della Carnia, preoccupante perché riguarda i giovani: negli ultimi dieci anni si sono persi 1604 giovani. Per cercare di darsi una spiegazione ha intervistato alcuni sindaci e dirigenti d’azienda chiedendo dove sta il problema?
Ha raccolto risposte riguardanti la qualità di vita la inadeguata connettività, il sistema dei trasporti. Eppure, almeno nella conca tolmezzina, lo standard dei servizi è migliore rispetto al Friuli. E’ vero penso anche io che invece di chiudere l’IACP lo si poteva trasformare come istituto case per i nuovi residenti.
Ma la risposta che più mi ha sorpreso è stata quella del Sindaco più giovane Marco Clama di Paularo. “C’è un problema di identità, dice, c’è un calo di affezione al proprio paese e territorio. Vanno cercate iniziative per infondere nei più giovani fin da bambini il senso della comunità, facendo conoscere il territorio e le sue attività. Non è detto che un ragazzo di Paularo conosca le peculiarità del suo territorio. Bisogna lavorare su questo.
Questo giovane sindaco è in perfetta sintonia con Alfio che gestiva il sito Cjargne online al motto di La Carnia si salverà con la cultura o non si salverà dove per cultura si deve intendere proprio ciò che intende Clama O nei paesi si recupera il valore dell’identità, il senso della comunità, l’affezione per il proprio paese e territorio o la fuga dei giovani sarà inarrestabile. Non più una fuga per necessità, ma una fuga, come desiderio di liberarsi di orizzonti troppo stretti.
Vanno cercate iniziative per infondere nei più giovani fin da bambini il senso della comunità dice Clama. Ma allora è necessario ripartire dalla scuola. C’è stato un grande sviluppo in questi anni un boom. Sono possibili tante scelte, tanti indirizzi ma non si è formata una classe docente locale. L’insegnante pendolare è portato a trasmettere il suo disagio, e paradossalmente la cultura che trasmette è quella del disagio. Viene da Udine o dal Friuli in periferia e trasmette l’idea che la Carnia è una periferia, e dalle periferie è normale si tenda a fuggire, ad andare in centro.
Il Circolo culturale Enfretors dell’attività letteraria di Alfio ha voluto rieditare quella chicca di amor di paese che è la Placiute.
Ma per lui riandare alle origini non è un chiudersi, nella nostalgia ma un rinforzare le radici per dare ali al pensiero Radis e svualis.. Nella placiute e dalla Placiute, approfittando del fatto che a Paluzza è attiva una tipografia, nasce la Editrice Chei di Somaville con interessanti pubblicazioni come quella del volume Carnia oggi del qui presente Daniel Spizzo.
Encie chi si podin fa robes come a Milan
E questo compito di pensare in grande dovrebbe essere il compito della cultura. Pensare in grande, elaborando quindi strategie di sviluppo di largo respiro, superando i limiti delle tattiche a cui ci costringe il vivere quotidiano, sia nella sfera del personale, sia in quella della politica.
Ha scritto poco al di fuori del sito Cjargne online, ma comunque oltre al libro la Placiute ha scritto una importante storia della Carnia Paluzza in Carnia-cronistoria breve. Pubblicato da Chei di Somaville, A parte la modestia nel titolo, è in effetti una completa e approfondita storia della Carnia.
Non a caso la sua prefazione inizia citando Gramsci “la storia insegna ma non ha scolari” per chiudere con l’auspicio di riuscire a suscitare interesse per una storia come quella della Carnia “che pochi conoscono davvero e pochi insegnano”, con lo scopo di stimolare “la ricerca delle Radici”:
È nella storia che ci sono le nostre radici e va studiata per capire quali sono, come popolo carnico, i nostri pregi e difetti. Abbiamo avuto Linussio e tanti altri imprenditori fino a Prometeo Candoni, ma non siamo riusciti a superare un modo di pensare contrario al rischio d’impresa. Come scrivo anche nella mia storia della Carnia, fuori di qui il fallimento è un episodio del fare impresa, rischio ricorrente nelle start up, nuove imprese nate su nuove idee idee. Nella nostra cultura fallito è un marchio indelebile, la peggiore delle offese.
Viviamo, come popolo carnico, (come ha rilevato Patrik Heady), una sorta di complesso di inferiorità e dal complesso nasce l’invidia e il conseguente desiderio di demolire, anche solo a parole, chi si sente superiore invece che entrare in competizione per emergere.
Appunto! Andrebbe studiata la nostra storia, per mettere in luce i difetti da superare, ma per riscopire anche che siamo un popolo di “callido et sagaci ingenio” come già scriveva Fabio Quintiliano Eramocora, d’ingegno furbo e perspicace.
Non è un caso che riporti nei titoli del sito (accanto ai temi sanitari di sua competenza) la storia della Coperativa Carnica (ne abbiamo tanto discusso) che riassume come diario di una morte annunciata e commenta con lapidario un meminisse iuvabit. È il caso di tenere in memoria.
“La storia insegna ma non ha scolari” dice Alfio citando Gramsci, ma come può insegnare se nessuno la insegna, la nostra storia! Se gli studenti di quinta liceo non sanno nulla né del patriarcato né della Carnia veneta?
E allora come personale omaggio ho voluto prendere dal sito e pubblicare la storia della Carnia che lui ha estratto da quella di Paluzza. Un meraviglioso compendio della storia della Carnia che riassume i fatti, ma soprattutto gli elementi culturali che caratterizzano la nostra storia.
Un libro che si acquista al momento solo in Internet anche dal sito di Ciargne online.
Rinnovando il grazie alla vice sindaco D’Orlando che si è fatto carico di regalare la mia storia della Carnia.
Le voglio fare omaggio d’una copia di questo libricino: una proposta per le Vie dei Libri del prossimo anno?
Se accanto alla costituzione ai giovani regalassimo queste 50 pagine vero Bignami della storia della Carnia, se la Comunita di Montagna si facesse carico di pubblicarlo e distribuirlo ai ragazzi delle Medie…
Al testo ho voluto allegare una riflessione di Englaro sul Risorgimento Italiano che testimonia bene il modo con cui andrebbe studiata la storia, al di fuori e al di sopra dei miti.
E il ricordo che, sempre nel sito fa dell’amico Giorgio Ferigo, come lui medico e grande studioso della Carnia, perché mi è parsa una sorta di autobiografia del medico di cui ha parlato il dottor Agostinis, la professione di uno che non deve dimenticare di avere per oggetto un soggetto cioè l’uomo.
Non omnis moriar dicevo all’inizio, ma il problema non è tanto quello di tener viva la memoria di un amico, di un personaggio. E comunque non lo si tiene in vita con le celebrazioni, ma continuando a lavorare sul campo che la morte prematura l’ha costretto ad abbandonare.
Per questo l’Associazione Pro Carnia, sta cercando di rilanciare il sito di Cjargne Online. Nel sito originario si legge
Nel 1999 attivando il sito abbiamo creato il contenitore e atteso che gli stessi lettori lo riempissero di contenuti. Sembrava una scommessa impossibile ma è stata vinta. I carnici, da tutto il mondo, hanno risposto.
Vorremmo rilanciare la scommessa, ma per vincerla è necessaria la disponibilità di tanti volontari collaboratori, con idee e contributi.
Entrate nel sito, vedete ciò che è stato, date un occhio a ciò che si sta cercando di fare. Fatevi venire delle idee ma solo in positivo, critiche solo se avete alternative da suggerire, immaginate il contributo che ognuno, personalmente, potrebbe dare.
I balcons di Cjargne su cui ha lavorato Alfio si vorrebbe diventassero i balcons attraverso cui la Carnia si fa conoscere, ma anche si ripensa. Sarà questo il modo migliore per ricordare Alfio, quello di far sì che anche dal sito possa venire un contributo alla Carnia di domani, nella speranza di un futuro in ripresa, se non per noi, per i nostri figli e nipoti.
A questo proposito voglio chiudere dando la parola ad Alfio, ma in friulano perché andavano assieme la sua passione per il latino e quella per il friulano.
Nella sezione Giacimenti culturali della Carnia richiamando l’obiettivo di fondo per cui lavorava al sito scrive:.
Un tic a la volte sperin di podei dā une savoride cerce di chel c’al è il DNA storic e culturāl di cheste Cjargne c’a si sfuarce (dibant?) di mantegnī une sō sclete e gjenuine identitāt .
Chest Balcon al reste viert a duç i cjargnei di buine volontāt c’ai intindin portā indevant chest progjet e cheste idee..