Edito da: Scatole parlanti
Anno di pubblicazione: 2023
ISBN: 5
Di primo acchito, quando prendi a leggere “Le Storie di Lilly” di Ilaria Gressani, pensi di avere tra le mani una raccolta di otto racconti, ma alla fine ci si rende conto di aver letto un vero romanzo. È un po’ come un piccolo codominio di otto appartamenti. Lo si può vedere come un edificio architettonicamente in se definito e compiuto, a vi si può entrare a capire che ogni appartamento è diverso dall’altro. Ma soprattutto in ogni appartamento c’è una famiglia diversa e quindi un mondo diverso, con storie differenti. Storie, quelle di Lilly di assoluta normalità e al tempo stesso assolutamente imprevedibili. In questo rapporto tra apparente normalità e imprevedibilità c’è la chiave di lettura di questi racconti. Delle piccole chicche, racconti in sé completi che si ascrivere al genere del romanzo giallo. La normalità del quotidiano diventa la suspense del giallo, che non si risolve nella scoperta dell’assassino, ma nella scoperta che “niente è come sembra”, affermazione che potrebbe essere assunta come titolo del libro.
Storie che val la pena di recensire e quindi di consigliare a leggere in questo sito di Cjargne online per il filo rosso che lega questi racconti a un “paesello” dalle parti di Tolmezzo, “sempre uguale con la gente che non cambia mai”.
Per chi, come me, conosce il paesello, dai racconti escono personaggi realmente esistiti come “la nonna” o “zia Minin” che fanno sorgere il dubbio che il romanzo sia veramente autobiografico. Ma questi squarci della realtà autobiografica rendono ancora più intrigante il rapporto tra normalità e imprevedibilità, in queste storie di donne che escono sempre vincenti.
Filo rosso che lega il libro alla Carnia è anche la nostalgia con la quale Ilaria nata in Carnia e finita a vivere altrove, si sente ancora legata al ricordo della gioventù trascorsa tra queste montagne. Al punto da voler assumere come “pseudonimo letterario” il cognome della madre carnica, invece che quello del padre “foresto”:
E’ un romanzo d’esordio, ma credo che ogni lettore alla fine si sentirebbe di consigliare a Ilaria di continuare perché ha una fantasia sfrenata che merita di essere sfruttata. Ma soprattutto ha una dote naturale per lo scrivere. Il suo pensiero prende forma in una scrittura che scorre veloce proprio come il chiacchiericcio di un fresco ruscello di montagna. Come una delle protagoniste dei suoi racconti, Ilaria confessa d’avere il vizio di parlare troppo in fretta, ma quando il gesto dello scrivere obbliga a rallentare, il vizio diventa la virtù di un linguaggio ritmato e scorrevole. Dal romanzo d’esordio alla prova d’autore. Auguri!